Come uscire dalle dipendenze patologiche?

La Alcolisti Anonimi e i 12 passi

Mada Alfinito 21/09/2017 0

Secondo gli studi attuali, una dipendenza provoca dei cambiamenti nelle connessioni neurali di un individuo. Alcuni sono permanenti, altri possono tornare a modificarsi nel momento in cui un soggetto decide di uscire dal disagio e iniziare un percorso che lo aiuti. Questo accade in virtù della caratteristica di plasticità [1] che il cervello umano possiede: esso è capace di adattarsi continuamente a ciò che un individuo vive.

Il percorso che un dipendente decide di iniziare per uscire dal suo disagio viene chiamato recupero e quando si parla di recupero è doveroso menzionare il gruppo di sostegno più importante al mondo:la Alcolisti Anonimi. La AA venne costituita nel 1935 negli Stati Uniti da Bob Smith (medico chirurgo ad Akron, nello stato dell’Ohio) e Bill W. (un agente di borsa di Wall Street). Entrambi erano alcolisti ed insieme affrontarono la strada del recupero. Aiutandosi a vicenda si resero conto che un efficace metodo per superare il disagio era non affrontare i problemi della dipendenza da soli con le proprie uniche forze ma cercare persone con cui poter condividere le difficoltà e parlare supportandosi reciprocamente. I due uomini si resero conto, inoltre, che se un alcolista veniva seguito e aiutato da un ex alcolista il beneficio era grandissimo per entrambi: il primo smetteva di bere più facilmente, in quanto incoraggiato da qualcuno che riusciva a comprenderlo e consigliarlo nella difficile strada intrapresa, il secondo, invece, riduceva le possibilità di una ricaduta parlando continuamente all’altro della sua esperienza.

Nacque così ad Akron il primo gruppo AA. Ne sorse poi un secondo a New York e un terzo a Cleveland. Con il passare degli anni, il metodo di guarigione ideato risultò tanto efficace che in tutto il mondo si sono costituiti più di 100.000 gruppi in oltre 160 paesi (tra cui anche l’Italia [2]). Gli alcolisti recuperati sono milioni. È interessante notare l’intelligente intuizione che ebbero i due fondatori: essi furono i primi a considerare l’alcolismo non semplicemente un vizio da estirpare ma una vera malattia del corpo e dello spirito e questo fu da loro compreso anni e anni prima che venissero effettuati gli attuali studi sul cervello nei quali è stato dichiarato che la dipendenza ha il potere di cambiare le connessioni neurali degli individui.

I fondatori elaborarono un metodo per aiutare gli alcolisti a smettere di bere e questo fu chiamato ‘the 12-steps program, ‘il programma 12 passi’. Esso consiste in una serie di azioni che il dipendente deve intraprendere per uscire dalla sua dipendenza. I 12 passi elencati sono solo dei principi guida generali: ogni dipendente dovrà applicare uno step dopo l’altro compiendo determinate azioni stabilite all’interno del gruppo che hanno come scopo il superamento di quel passo. È da notare anche quanto questa tipologia di terapia si sia estesa geograficamente nonostante il forte richiamo alla spiritualità. In un mondo che attualmente ama sempre meno sentir parlare di Dio, questo programma è riuscito a fare breccia nel cuore di milioni di persone. In realtà, all’interno di questi gruppi il concetto di Dio non è fissato in maniera univoca per tutti. Ognuno dei partecipanti è libero di praticare la spiritualità che gli è più cara. Ogni componente può rivolgersi ad un Potere Superiore (the Higher Power) in cui crede senza conflitti morali all’interno del gruppo. È una scelta libera e personale. Chi non crede in Dio può semplicemente intraprendere una spiritualità volta all’ascolto di quella voce interiore che istintivamente guida ognuno verso il compimento del proprio progetto di vita e del proprio benessere. La spiritualità è un punto cardine nel progetto di recupero ideata dalla AA in quanto aiuta a rimanere concentrati su se stessi, ad interpretare il mondo con semplicità e tranquillità senza provare a controllare tutto e tutti, insegna a riflettere sulla propria vita con serenità e accettazione e a lasciarsi andare a ciò che di buono è dentro ciascuno anziché aggrapparsi ad elementi esterni come le sostanze d’abuso. Il distacco è la chiave di recupero per ogni dipendente: distacco dai desideri dannosi, dalle idee stereotipate e negative su stessi, dai comportamenti degli altri che possono minare la propria salute, dalla paura di perdere il controllo.

Riporto di seguito i 12 passi ideati dalla AA:

1) Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all’alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili.

2) Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione.

3) Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potremmo concepirLo.

4) Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi.

5) Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l’esatta natura dei nostri torti.

6) Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere.

7) Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti.

8) Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro.

9) Abbiamo fatto direttamente ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro oppure ad altri.

10) Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso.

11) Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirLo, pregandoLo solo di farci conoscere la Sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla.

12) Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività.

Accanto ai 12 passi vennero formulate anche quelle che vengono definite le 12 tradizioni, ovvero 12 principi cardine attorno ai quali è strutturato il gruppo. Esse sono una sorta di statuto che aiuta a far rimanere il gruppo integro senza sviare dal metodo originario (con il conseguente rischio di mettere in pericolo il recupero di chi si affida a queste organizzazioni). Importante, inoltre, per ogni gruppo di recupero è l’anonimato, il quale permette ai partecipanti di esprimere al meglio i propri disagi senza la preoccupazione che qualcuno all’esterno venga a conoscenza delle loro situazioni personali.

            Visto il numero sempre più frequente di persone che grazie alla AA riusciva a recuperarsi, anche altri gruppi che si occupavano di altri tipi di dipendenze mostrarono interesse per il metodo 12 passi: iniziarono così ad usarlo anch’essi adattandolo al tipo di dipendenza su cui lavoravano. Nacquero in questo modo tantissimi altri gruppi anonimi che seguivano lo stesso programma: per i disordini del cibo, per i dipendenti sessuali, per i giocatori compulsivi, per i tossicodipendenti, per i dipendenti affettivi, per i figli dei dipendenti o per intere famiglie entrate nel circolo della dipendenza e della codipendenza. In questo modo non venivano recuperati solo i pazienti afflitti dal disturbo ma anche coloro che gli erano più vicini e che inevitabilmente ne erano stati coinvolti subendo a loro volta dei danni.

Anche per i gruppi di sostegno costituiti per i disturbi della dipendenza affettiva vennero utilizzati i 12 passi della AA. Essi sono rimasti invariati nella loro forma originale ma cambiano al primo punto nel quale si ammette la propria impotenza non nei riguardi dell’alcol ma delle relazioni. L’analogia con i principi guida della AA è doverosa, in quanto, come spiegato precedentemente, la love addiction segue nella mente dei soggetti lo stesso schema di sviluppo e di azione di qualsiasi altra dipendenza. Come ricorda Norwood: le analogie tra la progressione della malattia dell’alcolismo e quella dell’amare troppo sono chiare. L’assuefazione, sia ad una sostanza che altera la mente, sia ad una relazione, ha alla fine effetti progressivi e distruttivi su ogni aspetto della vita del sofferente (1988, tr.it: 153).

Affidarsi ad un gruppo di sostegno è ritenuto ancora oggi da molti esperti uno dei modi più efficaci per tentare la strada del recupero. Questo perché nei gruppi di sostegno si lavora insieme su problemi e obiettivi comuni. Il bene raggiunto da uno è messo completamente a servizio dell’altro che ne ha bisogno e lo scambio è continuo e reciproco. Ci sono guide ma non maestri sapienti e saccenti. Ciò che insegna la via del recupero è l’esperienza di chi ha sofferto dello stesso disagio precedentemente. All’interno di questi gruppi si creano legami molto intensi e coinvolgenti. Ciascuno che entra in un gruppo di terapia ha la certezza di essere l’unico al mondo a soffrire di tali disagi, ma si rende conto dopo poco che non è solo in questa lotta. Il segreto della riuscita di ogni gruppo è l’empatia. Ovviamente, è possibile anche che si verificano dei casi negativi. Non sono mancate le testimonianze di persone che si sono ritrovate in gruppi (non necessariamente legati alla AA) guidati da persone che hanno contribuito al male dei dipendenti anziché al bene. Ma questo è un fatto comune in ogni ambiente in cui l’uomo si cimenti a lavorare. A parte questi casi malsani, che sono comunque un numero esiguo rispetto ai gruppi ben riusciti, si può affermare con certezza che far parte di un gruppo di sostegno è sicuramente uno dei metodi più efficaci per guarire da uno stato di dipendenza. È opportuno, accanto al gruppo di sostegno, fare anche un percorso terapeutico personale con un analista, se è una cosa che ci si può permettere. Molto utili sono anche i manuali di self-help, in quanto strumenti di meditazione e conoscenza efficaci.

Questio articolo è tratto da "Alessitimia e Dipendenza Affettiva. Prospettive Neurologiche e Psicologiche" di Mafalda Alfinito, 2016.
 
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Note:

[1] In neurofisiologia, la capacità di adattamento del sistema nervoso alle mutevoli condizioni interne ed esterne, che consente, per es., il ripristino, sia pure parziale, di una funzione perduta per la soppressione del relativo centro grazie all’attività sostitutiva di altri centri: tale proprietà, particolarmente accentuata nei livelli più elevati del neurasse (corteccia cerebrale, centri sottocorticali) e alla base di funzioni, meccanismi e processi (memoria, apprendimento, condizionamento, abitudine) studiati dalla psicologia sperimentale, è oggi interpretata come la conseguenza di variazioni della trasmissione degli impulsi a livello sinaptico in determinati punti dei circuiti nervosi. Fonte: Treccani, http://www.treccani.it/vocabolario/plasticita, data dell’ultimo accesso alla URL 19/02/2016.

[2] Tutte le informazioni fornite sulla storia della AA sono state prese dal sito www.alcolistianonimiitalia.it.

 

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Mada Alfinito 31/10/2017

Test: Sei Co-Dipendente?

Qui di seguito riporto alcuni tratti comportamentali che sono tipici di una donna o di un uomo co-dipendenti. Segnate su di un foglio quali sono i tratti che vi corrispondono. Maggiore è il numero di comportamenti nei quali vi ritrovate, maggiore è la possibilità che siate co-dipendenti. Per avere conferma del vostro disagio, come sempre, vi consiglio di rivolgervi ad un counselor, uno psicologo o uno psicoterapueta che via aiutino professionalmente nella diagnosi e nell'eventuale recupero. Prima di fare il test è opportuno rileggere l'articolo che ho pubblicato precedentemente a questo: "Cos'è la Co-Dipendenza?" Lo trovate nella categoria 'Dipendenza Affettiva e Recupero'.

Iniziate il test:

- Nascondete o occultate i cattivi comportamenti della persona dipendente con cui vi state relazionando;

- Proteggete la persona dipendente con cui vi relazionate dalle conseguenze dei suoi comportamenti;

- Negate l'evidenza (su ciò che gli/le riguarda);

- Trovate alibi, scuse e giustificazioni dei suoi comportamenti davanti agli altri;

- Vi sentite responsabili per i comportamenti della persona dipendente;

- Nei riguardi dei comportamenti della persona dipendente vi mostrate molto critci e moralisti;

- Fate continuamente tentativi per spingere la persona dipendente ad affrontare i suoi problemi;

- Vi sentite superiori nei confronti della persona dipendente con cui avete a che fare;

- Sottovalutate il comportamento del dipendente;

-A causa della persona dipendente con cui vi relazionate, diffidate delle persone estranee alla vostra famiglia (oppure estranee alla vostra relazione, N.d.T.);

- Razionalizzate il comportamento del dipendente;

- Pensate ossessivamente ai problemi del dipendente e ci fantasticate sopra;

- Credete che se la persona dipendente cambiasse, tutti i problemi svanirebbero;

- Minacciate il soggetto dipendente per ottenere che lui/lei vi faccia delle promesse oppure cercate di estorcergliele;

- Attuate delle strategie per controllare l'attività sessuale del dipendente;

- Fate dei tentativi per sorprendere il dipendente in flagrante;

- Utilizzate comportamenti sessuali nei riguardi della persona dipendente con cui vi relazionate per prevenire che lui/lei abbiano comportamenti sessuali con altri;

- Avete sbalzi di umore molto forti dall'alto al basso;

- Avete una lunga lista di risentimenti e malcontento nei confronti della persona dipendente;

- Sentite senso di colpa e depressione;

- Avete perso le vostre amicizie;

- Il senso di orgoglio per la vostra famiglia si è ormai deteriorato;

- Avete fatto dei patti segreti con gli altri membri della famiglia;

- Non vi fidate più gli uni degli altri all'interno del vostro nucleo familiare;

- Avete perso autostima e il rispetto per voi stessi;

- Dubitate sempre più di voi stessi e avete paura;

- Vi sentite unici al mondo nel disagio che provate;

- Trascurate attività spirituali, come la preghiera o la meditazione;

- Fate sogni insoliti;

- Avete cambiato i vostri schemi del sonno e del cibo;

- A causa dello stress procuratovi dalla dipendenza fate incidenti, vi ammalate e vi ferite;

- Perdete tempo al lavoro;

- La vostra abilità al lavoro e la vostra operatività sono diminuite;

- Avete tentato il suicidio oppure avete pensato di farlo;

- Provate a controllare le uscite economiche della famiglia ma non risucite a tenerne il controllo;

- I vostri problemi finanziari sono in aumento;

- Vi fate carico dei doveri e delle responsabilità della persona dipendente con lo scopo di rendere "normale" lo scorrere della vita familiare;

- Vi prodigate eccessivamente al lavoro o in attività da svolgere fuori dalla vostra casa;

- Vi ritrovate a commettere azioni degradanti per voi stessi che abbattono la vostra dignità di persone.

 Per rendere la vostra riflessione ancora più accurata potete scrivere più esempi che potete di situazioni in cui vi siete trovati a agire come nei tratti comportamentali sopra descritti.

Questo test potete trovarlo nel libro "Out of the Shadow: Understanding Sexual Addiction" scritto dal dottor Patrick Carnes. Questo libro ha anche l'edizione italiana con il titolo : 'Fuori dall'Ombra'. Il test che vi ho proposto l'ho tradotto io personalmente dall'inglese all'italiano leggendolo nel libro in lingua originale. Per domande o delucidazioni a riguardo, lasciate un commento.

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Mada Alfinito 06/12/2017

Per Tenerti Lontano dalla Mia Mente

 

"Staying in my play pretend, where the fun ain't got no end,

Can't go home alone again, need someone to numb the pain.

You're gone and I gotta stay high all the time,

to climb to high all the time to keep you off my mind."

 

"Restando nel gioco della mia finzione, dove il divertimento non ha mai fine,

Non posso andare a casa da sola di nuovo, ho bisogno di qualcuno che anestetizzi il mio dolore.

Te ne sei andato e ho bisogno di stare su di giri tutto il tempo,

arrivare a sentirmi alle stelle per tenerti lontano dalla mia mente."

(Tove Lo-Habits)

 

Oggi vi parlerò della pratica dell'astinenza come strategia terapeutica nell'ambito della dipendenza affettiva e del mal d'amore in generale.

Vi avevo già parlato precedentemente di cosa sia il turismo sentimentale (ecco il link all'articolo: Il turismo sentimentale è un viaggio scomodo ) e di come sia deleterio per la vita emotiva di coloro che lo praticano in quanto impedisce la costruzione di una solida identità di base e inficia la capacità di avere relazioni affettive e sessuali soddisfacenti nel breve e nel lungo periodo.

L'interruzione di una relazione amorosa è una delle esperienze più dolorose che gli esseri umani possano fare perché ciò comporta sperimentare la condizione dell'abbandono. La separazione da una persona che si ama viene paragonata dagli psicologi ad un vero e proprio lutto. Anche se l'ex partner è vivo/a, ci si sente come se avessimo perso per sempre e in modo irreparabile ciò che prima ci sembrava desse un senso e gioia ai nostri giorni. Dopo un abbandono ci si sente generalmente spenti, privi di vita, tristi, senza alcuna motivazione nel fare le cose di tutti i giorni-anche quelle che di solito ci piaceva tanto fare. La vita cambia all'improvviso: bisogna iniziare da zero, da soli e con le proprie forze e i primi mesi sembra quasi impossibile poter tornare a riempire con i nostri sforzi gli spazi lasciati vuoti da chi era accanto a noi e solo un attimo prima diceva di amarci.

Nel precedente articolo ( Recuperarsi dalla dipendenza affettiva ) ho parlato di come sia possibile uscire fuori dal tunnel della dipendenza affettiva mostrandovi due delle migliori soluzioni possibili: un recupero basato sulla frequentazione di un gruppo di sostegno oppure una modalità di recupero basato su dei colloqui individuali con uno psicoterapeuta. Per esperienza fatta durante le mie ricerche sull'argomento ritengo che, laddove sia possibile, la cosa migliore sia fare un percorso che integri entrambe le opzioni. Qualora invece non si avesse la possibilità di affrontare il recupero mediante queste due soluzoni combinate, avviare anche solo uno di questi percorsi può essere efficace purché ci sia tanta voglia di farcela, di guarire e di riuscire anche quando sembra impossibile.

A questo proposito, quando un dipendente affettivo o un qualunque individuo senza un particolare disagio emotivo si trova a dover elaborare il lutto di una separazione, gli esperti suggeriscono alcune attività verso cui canalizzare le proprie energie e pensieri per riuscire a vivere in modo sano e produttivo in termini di benessere psicofisico questo evento tanto particolare e doloroso. I suggerimenti sono i seguenti:

-Uscite il più possibile (impegni personali e lavoro permettendo) e cercate di frequentare persone con cui vi trovate a vostro agio e che vi facciano divertire. Sentirvi amati e benvoluti aumenterà il vostro senso di autostima. Ricerche attuali confermano inoltre che ridere di gusto ha un effetto benefico sul cervello il quale, in tali circostanze positive, produrrà ormoni che daranno sollievo alle vostre sofferenze rendendovi maggiormente predisposti a superare il trauma subito e, di conseguenza, a guarire dai vostri disagi emotivi, mentali e fisici;

-Appassionatevi a nuovi hobbies. Non c'è niente di più stimolante per il vostro cervello e per il vostro cuore di una bella novità. Un nuovo ambiente e una nuova attività da fare miglioreranno la vostra autosima in quanto vi scoprirete capaci di fare cose che non avreste mai pensato di poter fare. Distravi divertendovi porrà il vostro cervello in uno stato creativo facendovi ritrovare il coraggio e la voglia di riprendere in mano la vostra vita. Andate al cinema, leggete nuovi libri, fate attività manuali, appassionatevi a qualche nuova serie televisiva: creare dei nuovi spazi tutti per voi vi indurrà inoltre a pensare che forse ciò che faceva il vostro/la vostra ex partner per riempire le vostre giornate non era poi così insostituibile e che forse la relazione precedente stava bloccando qualcosa nella vostra crescita personale e nello sviluppo delle vostre abilità... A buon intenditor...

-Fate shopping. Se le vostre finanze lo permettono, compratevi qualcosa che vi faccia sentire belli e sensuali: abiti, scarpe, accessori. Tornate a darvi un tono per voi stessi e non per l'ex partner (e magari andate anche dal parrucchiere). Questa azione manderà un messaggio forte e chiaro alla vostra autostima: "Hey! Non sono così male come credevo!" Se non volete o non potete permettervi abiti e accessori, anche solo comprare un oggetto che desiderate da tempo, non importa se sia utile o una frivolezza, vi aiuterà a sentirvi meglio e più motivati nel voltare pagina;

-Dedicatevi alla cura del vostro corpo. Andate in palestra e lavorate con più energia e motivazione al programma che seguite. Se non fate sport potrebbe essere giunto il momento di provarne uno nuovo o di riprendere quello che precedentemente avevate abbandonato forse proprio per compiacere il/la precedente partner (sic!). In alternativa a ciò, dedicatevi semplicemente ad attività che riguardano il vostro benesere fisico come andare in una Spa o in un centro estetico per sottoporvi a un trattamento di bellezza rilassante, magari un bel massaggio. Ciò che conta davvero è coccolare voi stessi!

-Studiate o lavorate più intensamente. Questa forse potrebbe sembrarvi la parte più difficile di tutta la faccenda perché, si sa, la maggior parte di noi trova difficile riuscire a concentrarsi in situazioni del genere. Il pensiero sembra andare sempre in quella direzione... sbagliata! Ma provateci lo stesso: fatelo per voi stessi, per la vostra dignità e per la vostra vita. Vedrete che focalizzare l'attenzione su qualcosa nello specifico che non sia la vostra disastrata vita sentimentale vi aiuterà a disintossicare il cervello e al termine del lavoro svolto vi sentirete con la mente più pulita e il cuore più leggero. Provate per credere!

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: "E l'amore?"

Gli esperti sconsigliano caldamente di iniziare una nuova relazione subito dopo aver subito un abbandono e ciò vale sia per le persone con la tendenza al turismo sentimentale sia semplicemente per coloro che, pur non soffrendo di alcun disagio emotivo particolare, hanno inserito nella loro mente il codice di avvio alla vendetta trasversale nei confornti dell'ex: la tanto sospirata e desiderata RIPICCA.

La risoluzione dell'astinenza come rimedio ai mali amorosi Goethiani può  sembrare bigotta e paradossale quando viene proposta in psicoterapia. Quando si ha sete (d'amore) si desidera bere. Se in alternativa all'acqua ci viene offerto del cibo solido, rischieremo di non sentirci soddisfatti. Infatti, mangiare quando si ha sete fa aumentare l'esigenza fisiologica di bere e la sofferenza legata al bisogno non soddisfatto. Qualunque persona assetata d'amore e di attenzioni crede che si sentirà appagata solo quando potrà bere di nuovo alla sorgente del piacere e tenderà quindi a disprezzare qualsiasi tentativo di soddisfare il suo bisogno in modo alternativo.

Ma cos'è esattamente l'astinenza? E perché un dipendente affettivo dovrebbe riporre tutta la sua fiducia in questa pratica per avere una possibilità di guarire?

Inizio innanzitutto con il precisare che il problema della dipendenza affettiva non è l'amore. Il problema è come il soggetto vive le sue relazioni affettive il modo distorto in cui considera se stesso. L'amore è infatti una straordinaria sorgente di benessere e guarigione, ma ciò è direttamente proporzionale al modo in cui le persone affrontano questa esperienza.

La differenza tra il turismo sentimentale e una relazione sincera è che nel primo caso il soggetto è in cerca di qualcuno solo per dimenticare il ricordo di una persona che ha perso e/o per evitare di ricordare cose molto personali che lo fanno sentire triste e a disagio. Se vi ritrovate in questo atteggiamento, allora state usando l'amore come usereste un drink o una droga. Una vera e profonda relazione amorosa, invece, fa sentire voi e il vostro partner come se foste entrambi qualcosa di prezioso da proteggere e custodire. Il turismo sentimentale vi predispone a trattare il vostro "partner" come se fosse un oggetto. In alcuni casi vi sentirete come se foste voi ad usare l'altro (non senza percepire un grosso senso di rimorso), altre volte sentirete invece la devastante sensazione di essere stati usati da un estraneo. La realtà dei fatti è che in entrambi i casi vi starete manipolando e usando a vicenda.

è in questo contesto che emerge l'utilità e l'importanza dell'astinenza: a quanto pare, essa non viene proposta in terapia sulla base di un giudizio morale fondato su una realtà idealizzata. Astenersi dal farsi coinvolgere immediatamente in una nuova relazione senza aver prima elaborto il proprio lutto, messo a fuoco cosa sia andato storto nella precedente relazione e le proprie difficoltà emotive è un modo efficace di scoprire una nuova maniera di stare bene con se stessi e con gli altri aumentando le possibilità future di vivere un coinvolgimento amoroso soddisfacente ed è anche la stessa logica che sta alla base di tutti i programmi di disintossicazione da sostanza. Solo dopo che avrete conosciuto nuovi modi di apprezzare voi stessi e di approcciare gli altri, sarete pronti per decidere se continuare a vivere l'amore da turisti oppure crescere e diventare adulti nella capacità di amare. La scelta spetta soltanto a voi ma nessuno è veramente libero di scegliere fino a quando non gli vengono presentati gli strumenti adeguati per poterlo fare.

Durante il recupero l'astinenza non è per sempre. Essa potrebbe durare un mese, un anno o di più in base al tempo di cui avrete bisogno per iniziare a trovare un senso e uno scopo in voi stessi. Sarà il vostro psicoterapeuta o il vostro counselor a suggerirvi i tempi e le modalità, ma state certi che prima o poi anche l'astinenza finirà perché la migliore terapia per la dipendenza affettiva è l'amore stesso, quello vero e sincero, e non resterete per sempre senza quelle dolcissime sensazioni nel cuore.

Amare vuol dire fare quello che ci piace. Ma amare significa anche dare attenzioni e cura al vostro partner e riceverne equamente. Il turismo sentimentale vi preserva dal donare vero affetto perché in un lasso di tempo così breve potete dare e ricevere da un partner un discreto piacere sessuale ma sarete ben lontani dallo sperimentare una soddisfazione emotiva e fisica piena. Oggi sappiamo bene infatti, grazie a numerose ricerche fatte in campo neuroscientifico, che fare l'amore trova la sua fonte principale di appagamento nel nostro cervello: più siamo coinvolti da un punto di vista mentale ed emotivo da un partner più ci sentiremo soddisfatti sessualmente.

L'astinenza non è una sorta di punizione per i cattivi comportamenti avuti in passato. Il suo scopo terapeutico è ripulire la vostra mente, ridarvi lucidità, disintossicarvi per mettervi nelle condizioni di assumervi delle responsabilità e la responsabilità più grande e importante che avete nei confronti della vostra vita è rendervi conto di essere esseri umani con emozioni belle e profonde e grandi aspettative (anche se ancora non ne siete consapevoli).

La cosa migliore che potete fare se state soffrendo a causa di una separazione o se sentite la mancanza di qualcuno è semplicemente dirgli quello che provate: scrivete una lettera, fate una telefonata, chiedetegli di parlare. Se tutto questo non dovesse funzionare, il recupero vi insegnerà la sorprendente arte del lasciar andare lui o lei ovunque vogliano, anche lontano da voi.

Il turismo sentimentale tiene le persone legate ad emozioni effimere e il vostro cuore soffrirà ancora senza comunque risolvere le situazioni precedenti che hanno causato i disagi attuali.

Ogni persona dipendente prova il desiderio intenso e viscerale di sentirsi sempre su di giri ma solo un amore sincero può garantire questo appagamento nel lungo periodo. Il turismo sentimentale procura la sensazione di volare alto per una notte o una settimana ma, proprio come l'alcol o una sostanza, vi riporterà sulla Terra quasi immediatamente!

Tenete sempre la vostra consapevolezza al passo con i vostri sentimenti e non avrete bisogno mai più del turismo sentimentale.

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Vi lascio ora con il link della canzone da cui ho preso la citazione all'inizio dell'articolo:

Tove Lo - Habits (Stay High)

 

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Mada Alfinito 31/12/2023

Questione di Fiducia

Ben ritrovati lettori,

In questo periodo sui Social, in TV e persino durante le chiacchiere tra conoscenti non si fa altro che parlare della vicenda di Chiara Ferragni accusata dall’Antitrust di pubblicità ingannevole[1].

Non è mia abitudine seguire uno stesso fatto di cronaca giorno per giorno attendendo novità sullo svolgimento, ma devo dire che questa volta non ho resistito alla tentazione di sbirciare frequentemente le continue notizie sul caso e in questo articolo vorrei fare con voi una riflessione.

Secondo i mass media, al momento sono due le conseguenze più importanti che questo scandalo sta provocando nella vita di Chiara Ferragni:

  • La prima, il reale pericolo che i brand con cui Chiara aveva definito accordi commerciali per il 2024 recedano dai contratti per dissociarsi dall’immagine dell’imprenditrice che in questo momento storico risulta danneggiata[2];
  • La seconda, il fatto che ogni giorno Chiara stia perdendo migliaia di follower[3], così tanti che si vocifera che stia acquistando dei profili fake per mostrare al pubblico di non stare perdendo il sostegno dei suoi seguaci.

È quest’ultimo punto che mi ha fatto riflettere in modo particolare su un argomento che vorrei condividere con voi per iniziare insieme il 2024: la fiducia.

Il fatto che tante persone stiano attualmente abbandonando le pagina Instagram della Ferragni è un segnale molto forte: a causa delle accuse fondate che le sono state rivolte, i followers hanno perso fiducia in lei come rappresentante dei valori che fino ad oggi ha scelto di raccontare pubblicamente.

Chi considera il numero di followers che seguono un content creator o un personaggio pubblico esclusivamente una vanity metric [4], non può cogliere la reale portata di quanto accaduto in questa situazione specifica. I followers, infatti, non sono un orpello per rendere più cool il proprio profilo social e andare in giro vantandosene ubriachi di ego. I followers non sono un numero, sono persone, e come tali decidono di seguire una data persona solo se percepiscono che venga loro offerto qualcosa che in quel momento valga la loro attenzione.

La fiducia è l’elemento che sta alla base di ogni rapporto esistente nella nostra società. Per far sì che una relazione permanga nel tempo è necessario che le parti coinvolte si fidino l’una dell’altra. La fiducia è il collante che mantiene salda ogni tipo di relazione: quella tra partner, genitori e figli, amici, dipendente e datore di lavoro, popolo e governo, l’artista e il suo pubblico, e persino Dio e il Suo popolo. Per chi crede, infatti, la Fede deve camminare di pari passo con la fiducia. Ciò vuol dire che non basta riconoscere con la ragione che qualcuno possa avere un impatto positivo su di noi per le qualità che mostra, occorre avere fiducia che quella persona soddisferà le nostre aspettative. La fiducia ha a che fare con la nostra parte emotiva.

Fidarsi di qualcuno vuol dire affidargli una parte di noi; e non la parte più forte e sicura, ma quella fragile, sensibile, vulnerabile, che più di tutte ha bisogno di essere trattata con onestà e coerenza. Perché non c’è amore dove non c’è abbandono di sé nelle mani dell’altro.

Più sarà grande la fiducia reciproca riposta tra le parti della relazione, più il legame sarà solido e profondo, ma ciò allo stesso tempo comporterà, di conseguenza, il doversi assumere delle responsabilità direttamente proporzionali alla fiducia che viene data: la responsabilità del cuore che si riceve in dono con tutto ciò che comporta, non solo emotivamente ma anche praticamente nel quotidiano.

L’uomo o la donna che smette di credere nel rapporto e prende le distanze, il dipendente che fino all’altro ieri era entusiasta della sua azienda e instancabile nello svolgere il suo lavoro e all’improvviso perde la motivazione, il popolo che per anni segue un partito e poi smette di votarlo a costo di lasciare bianca la scheda elettorale, i followers che seguirebbero il personaggio del loro cuore in capo al mondo e di colpo smettono di appoggiare le sue iniziative e fanno unfollow, che cos’hanno in comune? La perdita di fiducia. 

La perdita di fiducia da una o entrambe le parti è uno dei principali motivi di separazione in una relazione, che sia di tipo personale, professionale o istituzionale. I partner si allontano in maniera irreparabile quando anche solo uno dei due perde la fiducia. Il momento in cui il solenne voto ‘dell’io-credo-in-te’ viene meno è il canto del cigno della relazione.

La perdita di fiducia in qualcuno comporta inevitabilmente anche la perdita della stima e del rispetto per quella persona da cui ci si è sentiti traditi. La perdita della stima ci rende sordi davanti alle sue parole, alle sue spiegazioni e alle penitenze per farsi perdonare; la perdita del rispetto, si sa, ci rende “più cattivi” perché diventiamo completamente insensibili di fronte alle sue fragilità e all’improvviso tutto ciò che fino al giorno prima era di vitale importanza preservare genera riflessioni di un certo impatto (ambientale): 'Questa cosa che mi ha dato dove la butto? È tutta plastica o va nei rifiuti misti?'

In queste circostanze molti desiderano vendicarsi per il torto subito: c’è chi diventa aggressivo cercando un risarcimento e chi, al contrario, senza troppo scalpore dà le dimissioni. Dal lavoro, da una relazione, dall’idea di un rapporto che non esiste più. ‘Ma era mai davvero esistito?’ si domanda il dimissionario che si sente all’improvviso il protagonista di un’opera di Samuel Beckett[5].

La vendetta non è mai un buon piatto da servire, caldo o freddo che sia (come lo vorrebbe il noto proverbio). Quando crolla la fiducia nel partner, nelle istituzioni, nel datore di lavoro, nel nostro artista preferito o addirittura nell’umanità, lo stimolo per risollevarsi proviene solo e soltanto da dentro noi stessi. Occorre andare alla ricerca dei propri valori, quelli più veri e profondi che sono solo nostri e non mutano perché influenzati dalle parole e dal comportamento della gente. È da questi che occorre ricominciare per costruire la nostra nuova realtà. Ma di questo parleremo un’altra volta.

 

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Note:

[1] Non intendo raccontare in questa sede la vicenda. Se volete saperne di più potete consultare le notizie che trovate in abbondanza sul web.

[2] Vedi il caso Safilo.

[3] 157.000 circa è il numero più aggiornato che ho trovato in rete a ad oggi, 31 dicembre 2023. Suo marito Fedez, invece, pare ne abbia persi 81.000 circa, per un totale di 238.000 circa. Fonte: Corriere Adriatico).

[4] "Le metriche di vanità, o vanity metrics, sono quei parametri che servono a monitorare dati come: numero di followers sui social media, numero di like ai post pubblicati, numero di pagine viste, numero di visualizzazioni ai contenuti. In sostanza, questi sono alcuni esempi di metriche di vanità che, sebbene apportino entusiasmo e una parvenza di successo, non sono sempre utili a gestire, modificare e ad intervenire sulle azioni di marketing" (tratto da un interessante articolo di Raffaele Gaito). 

[5] Samuel Beckett è autore di opere identificate appartenenti al genere del teatro dell’assurdo.

[6] La penultima immagine ritrae gli attori durante la performace di Aspettando Godot di Samuel Beckett. L'immagine è presa dal sito Ilformat.info.

 

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